Un discorso antico, ma attualissimo




Alessandro Magno, mosaico

Ho deciso di postare questo articolo perché, svolgendo per la mia Saga “L’Impero d’acciaio” ricerche sui regni del Primo Secolo a oriente dell’Impero Partico, erede di quelli Persiano e Seleucide (semplificando), sono incappato, come sapevo inevitabile, in Alessandro Magno.
A scuola, almeno a quanto ricordo, s’impara (o s’imparava) che “arrivò fino alle foci dell’Indo”. Giusto, ma molto parziale.
In realtà Alessandro, dopo essersi assicurato il controllo della Grecia, partendo dalla Macedonia, conquistò la grande penisola Anatolica, la Siria e l’Egitto, per giungere in Mesopotamia, dove annichilì il potente Impero Persiano, conquistando così gli attuali Iran e Iraq e l’Afghanistan, allora Baktria, dove fondò, tra le altre, Alexandria Arachosia, oggi Kandahar.
E poi sì, arrivò all’Indo, ossia in Pakistan. Sul delta del grande fiume trovò il villaggio che i Greci avevano denominato Barbarikon, oggi Karachi.
Si fermò là? Ma nemmeno per idea.
Al confine settentrionale dell’Afghanistan fondò (per non annoiare, citerò soltanto le città più significative, ne fondò decine) Alexandria Oxiana, perché sulle rive del fiume Oxus, oggi noto come Amu Darya, che parte dal Pamir, per poi segnare un lungo tratto del confine tra Afghanistan e Uzbekistan e arrivare al lontano lago Aral, a nord ovest.

Presa la mitica Samarcanda, nell’attuale Uzbekistan, si spinse in Kazakistan, per arrivare all’altro immissario dell’Aral, lo Syr Darya, sulle cui rive fondò Alexandria Eschate (letteralmente: la più lontana), o Alexandria Ultima, poco a sud est del cosmodromo di Baikonur (non che allora ci fosse il cosmodromo).

L'impero di Alessandro


Già, l’Indo: ne conquistò tutto il corso, fino al Kashmir, senza ovviamente spingersi alle sorgenti, alle pendici dell’Himalaya, fondando qui e là altre città, fino ad arrivare a est, nella zona dell’attuale Peshawar, dove perse in battaglia l’amato compagno di avventura: Bucefalo, il suo leggendario destriero, cui dedicò una città sul luogo dove il cavallo perì, Alexandria Bucephala (Jhelum, nel Punjab).
Il destino, che gli aveva consentito di conquistare un impero enorme, aveva cominciato a girargli le spalle: fu tornando a occidente che si ammalò, per morire a soli 32 anni.
Morte prematura, visto che i suoi satrapi non riuscirono a tenere unito l’impero, preferendo spesso combattersi, che federarsi a fronteggiare nemici che arrivavano da tutte le parti, in spregio alle sue raccomandazioni.

E veniamo alla ragione per la quale ho deciso postare questo articolo, quasi per nulla inerente alla mia Saga, nella quale non ho però resistito a non farlo citare, almeno in parte, a uno dei protagonisti nel 5° volume, in un’occasione appropriata: 

 il Giuramento di Opis.
Statua di Alessandro

Opis, un villaggio nei pressi di Babilonia, malamente reso in italiano come Opea, dove nel 324 B.C. l’allora trentenne Alessandro pronunciò questo giuramento, un testamento spirituale, di un’attualità sconcertante.
Tanto più sconcertante perché precorreva il pensiero dell’allora fanciullo Zenone di Cizio, il filosofo che elaborò le teorie dello Stoicismo, una dottrina illuminata, tanto che certamente vi si ispirò l’Illuminismo di Voltaire e soci, che non fu quindi un pensiero originale, ma che traeva spunto proprio dalla riscoperta dei testi degli antichi filosofi, elaborata e riproposta in chiave adatta all'epoca.
Una dottrina che i Romani fecero propria, tanto che Marco Aurelio, l’imperatore filosofo, ne sviscerò i concetti nel suo “Dialoghi con me stesso”, una monumentale opera in dodici volumi.
Dobbiamo ringraziare un’altra intuizione del Grande Macedone, che ha fatto sì che questo discorso sia arrivato fino a noi: l’attenzione alla propaganda, affidata a una schiera di storici e cronisti, che sempre accompagnavano il suo esercito.

Il discorso - finalmente - diranno i miei due lettori.
Alessandro lo pronunciò per spiegare ai fedeli uomini della sua guardia il motivo per cui vi aveva arruolato dei Persiani, ma andò oltre, molto oltre.
Eccolo:
«Vi auguro, ora che finiscono le guerre, di trovare la felicità nella pace. D’ora in poi tutti i mortali debbono vivere come un solo popolo, uniti per il benessere comune. Considerate il mondo intero come vostra patria, con leggi comuni, dove governeranno i migliori, indipendentemente dalla razza.
Io non distinguo gli uomini, come fanno gli ignoranti, in greci e barbari, non mi interessa la provenienza dei cittadini e nemmeno la razza della nascita: li distinguo con una sola misura, la virtù. Per me ogni buon straniero è greco e ogni cattivo greco è peggiore del barbaro.
Se mai vi si presenteranno problemi da risolvere, non ricorrete alle armi, ma risolveteli pacificamente, nel bisogno mi porrò io stesso come vostro arbitro.
Non dovete considerare dio come l'assoluto governatore, ma come padre comune di tutti, per far sì che il vostro comportamento sia quello di fratelli in una famiglia.
Da parte mia, considero tutti uguali, bianchi e neri, e vorrei che non foste solamente cittadini dei miei domini, ma collaboratori tutti e consorziati.
Per quanto mi concerne, cercherò di comportarmi di conseguenza.
Questo prometto e questo giuramento, che oggi abbiamo fatto solennemente, tenetelo come consiglio d'amore».


Ritengo che i commenti siano superflui, ragion per cui concludo questo secondo articolo, augurandomi l’abbiate trovato interessante.

Commenti

  1. Tutto molto interessante ma il discorso di Alessandro in particolare lascia sorpresi e stupiti In un'epoca in cui ogni straniero era avversario, lo schiavismo talmente diffuso da essere considerato "normale" e i nemici sconfitti non erano esenti da questo trattamento, le parole pronunciate sui rapporti tra i popoli suonano di una modernità che ritroveremo solamente moltissimi secoli dopo.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Già il fatto che avesse arruolato soldati Persiani, antichi nemici, nella sua guardia dà l'idea che la pensasse diversamente.
      E nulla vieta di pensare che lo stesso Zenone possa essersi ispirato a questo discorso, nel formulare le sue teorie, base del (quasi) moderno Illuminismo.

      Elimina
  2. Interessante come l’autore riesca in breve a illustrare le conquiste di uno dei maggiori condottieri di sempre e in particolare le note sul rapporto tra Stoicismo e Illuminismo, cui raramente vien fatto di pensare.
    Il discorso, che conoscevo, grazie alla mia estrazione, non ha necessità di essere commentato, salvo dire che una tale visione era presente anche in altri grandi dell’antichità, per quanto mai espressa così chiaramente.Bolle riesce a rendere gradevole la lettura che scorre fluida fino alla fine riuscendo brillantemente e con grande competenza storica a delineare in tutte le sue sfaccettature la complessa e dinamica personalità del grande macedone.

    RispondiElimina
  3. Tutti conosciamo la storia di Alessandro il Grande, se non altro per sommi capi nelle sue caratteristiche e eventi più conosciuti, tra i quali quello di aver conquistato il mondo orientale fino al fiume Indo. Ma non credo di ricordare che avesse visitato e fatto proprio anche le zone a nord fino al Kashmir e fondato così tante città. Grazie per avermene informato. Questo grande condottiero mi aveva sempre affascinato per le sue qualità di conquistatore e di stratega militare, ma essere l'autore di un giuramento di quella portata, mi lascia ancora più stupefatto. Ancora grazie per questo bel articolo.��

    RispondiElimina

Posta un commento

Post più popolari